Carissimi
A che servono le ferie da quando portiamo con noi l’Iphone o l’ipad?
A che servono le ferie da quando esistono le tv con il decoder satellitare?

Ricordo i tempi in cui si partiva, si abbracciava la mamma dicendole “sto tornando” e si portava con sé uno zaino con solo appuntato lo scudetto dell’Italia e la scritta “Italy” e più arditi “Sicily”.

Poi, l’epopea, un biglietto “interail”, la tessera “CTS” e via verso le capitali europee. Si stava fuori 15gg. senza sapere un “cribbio” di ciò che nel frattempo accadeva in Italia, si telefonava a casa da una cabina stradale due, tre volte al massimo e con pochi gettoni per dare “prova di esistenza in vita”. A casa, il viaggio veniva preso con grande tensione, accadeva un terremoto in Giappone e si attendeva con ansia la telefonata da Londra per chiedere se lì andasse tutto bene. Oggi siamo costantemente geo-localizzati e continuamente collegati.

Eppure oggi, fare vacanza vuol dire anche difendersi da ciò per un paio di settimane. Tenere spenta la TV in camera in albergo? (è istintivo accenderla) Anche nel peggiore dei circuiti satellitari, almeno l’ammiraglia Rai1 la trovi al canale 500 e rotti. Dimenticare il telefonino? (Anatema, Apriti cielo).

Ci sono mogli che preferirebbero scordarsi il marito ma non l’iphone. Se l’iphone fosse solo un telefonino con funzione telefonica, ma oggi sappiamo tutti che lo usi anche come macchina fotografica, come contenitore di musica, come navigatore satellitare e quindi con la scusa di non restare isolato da casa, ti devi sorbire gli annessi e connessi tra cui i post di Facebook. E proprio la cosa che dovresti spegnere, la cosa che di per sé dovrebbe andare in vacanza vista la quantità di discorsi persi rimane connessa con te dovunque e sempre.

Prima tornavi dalle vacanze e apprendevi della morte di Giulio Cesare soltanto al tuo ritorno e te ne dispiacevi, oggi chiunque prima di morire posta su FB: “guardate che sto morendo” e ti fa pure una bella diretta se sei fortunato e ciò ti toglie anche la soddisfazione di costernarti quando ti volti verso la moglie e dici: “Sai chi è morto?” e lei ti risponde “lo so, era scritto su FB”.

Lo stress viene maggiorato dalla circostanza che non tutti sanno giocare con questo social, molti dimenticano che è uno strumento commerciale per fidelizzare e cannibalizzare la tua identità.

Solo se sei una persona “serena” e hai il giusto approccio ti ci puoi divertire. Ma purtroppo su FB ci sono tutti e devi stare attento nelle impostazioni della “privacy” perché colui che in classe nessuno calcolava è lì pronto per scriverti: “ciao, ti ricordi di me? È 50 anni che non ci vediamo”. Se fosse stato intelligente si sarebbe chiesto il perché?

C’è anche chi al lavoro passa il tempo a farti i conti in tasca, chi nel condominio non viene neanche salutato dal portiere. Eppure un giorno costoro creatisi un profilo Facebook decidono autonomamente di diventare opinionisti della vita altrui (del resto vedendo cosa gira in TV) o addirittura un social influencer e finché sparano “minchiate” e lo fanno non in anonimato, può passare, ma quando si vedono tolti “l’amicizia su FB” o addirittura vedono “bannati”, li oltre alle “minchiate sulle quali sorvolavi” ti devi sorbire le loro denunzie sulla limitazione delle libertà e sul ritorno al fascismo.
Facebook per molti oltre ad esser diventato ambizione di “esistenza”, di “attenzione” e diventata piattaforma per esternare livore e odio verso chi si presume stia meglio, sfogando frustrazione per proprie vite piene di delusioni e di insuccessi.

Molti si convincono che sia uno strumento democratico: “io posso avere un “profilo”, anche Trump ha un suo “profilo”, così per la prima legge della transitività “Io e Trump” siamo uguali.”

Così non solo posso commentarlo chiamandolo “cumpari”, ma lo posso “cornutiare a dovere” vista la mia onnisciente competenza alla “Claus David” arrivando al punto che se qualcuno dello staff addetto a curare il “profilo” (già questo mi dovrebbe fare riflettere sulla differenza) vistosi infastidito dal signor nessuno di turno che non accettando le regole offende e credendo trattarsi di un mitomane, lo banna, gli fa chiudere il profilo, ancor prima che costui apra una petizione per dichiarare guerra agli Stati Uniti.

Ecco da cosa vorrei per due settimane andare in vacanza, dall’idiozia di chi agisce con pseudonimi, con identità falsate da foto di animali, santini religiosi o fiori, è offende il prossimo. No, almeno per due settimane all’anno meritiamo di non esser vittime di Facebook, di questa bug comportamentale. Tempi che furono.

Un abbraccio Epruno.