“Io la sera mi addormento e qualche volta sogno, perché voglio sognare”, e qualche volta frastornato, mi capita di sognare cose strane come la scorsa notte. Mi ritrovavo nella ns. città in un epoca futuribile. Nelle strade vi era un misto di macerie frutto di vandalizzazioni e moderne applicazioni tecnologiche, tante videocamere ad ogni angolo ed imponenti schermi al plasma con immagini pubblicitarie che si alternavano a messaggi.
Uno di questi mi colpì particolarmente, poiché in una aurea quasi da santone, appariva vestito di bianco, il Presidente del Palermo e con la sua voce rauca che con tono grave ricordava degli stadi e degli ipermercati costruiti in città e di come solo lui poteva dare il divertimento e soddisfare tutti i bisogni ed i desideri della popolazione, ed invitava a diffidare di coloro che facendo politica, avevano fatto soltanto i loro interessi.
Eravamo all’indomani della vittoria ad Amsterdam della Coppa dei Campioni da parte del Palermo …… ma era passato più di un anno, da quel giorno in cui i precari scesi in piazza per festeggiare la loro stabilizzazione, avevano scoperto insieme ai dipendenti pubblici, che non c’era più una lira per pagare gli stipendi e non ce ne sarebbe stata neanche in futuro!
Si, eravamo a circa un anno da quella rivoluzione popolare che aveva portato la gente esausta a defenestrare i vertici, saccheggiare gli uffici pubblici e lapidare quegli amministratori, puniti esemplarmente, senza neanche aver avuto la necessità di cercarli, avendo dovuto soltanto appostarsi attorno alla tribuna autorità dello stadio in occasione di una importante partita casalinga, cogliendoli tutti sotto mano in un sol colpo.
Gli altri burocrati, vecchi marpioni del trasformismo, o si erano convertiti a questo nuovo credo, “più stadi per tutti” o si erano dati alla macchia, come il “Mullah D” (piccolo lui) che fattosi crescere un barbone bianco mandava messaggi ad una fantomatica resistenza dalle montagne, ricordando insistentemente di “rimuovere le carcasse dalle strade”.
La gente sembrava felice, perché il Palermo era in serie A e vinceva pure le coppe e tutto il resto passava in secondo ordine, anche il mangiare, poiché un pezzo di pane in un ipermercato lo si trovava sempre. Così quella figura paterna, campeggiante da tutti i maxi schermi disseminati nella città, ci regalava inquietante, una tranquilla esistenza da “serie A” e non avremmo neanche avuto la necessità di pensare.
Poi mi sono svegliato frastornato, ma certo che si era trattato di un sogno, ma il mio primo pensiero fu: “Dove gioca il Palermo Domenica?”