Era il 1934 quando Adolf Hitler giunse al potere in Germania. Una delle sue prime fissazioni prevedeva la creazione di una “macchina del popolo” (in tedesco Volks Wagen) che non costasse più di 1000 marchi, in modo da essere alla portata dello stipendio di un operaio e permettesse la motorizzazione di massa del paese, ad imitazione di quanto già avvenuto in U.S.A. con la Ford T.. Hitler espose tale progetto ad un Ingegnere boemo, iscritto al partito nazista (probabilmente più per convenienza che non per reale convinzione personale) fattosi valere per una prestigiosa carriera quale direttore generale e creatore di vincenti auto da corsa, come la “Sascha” (1922) della Austro-Daimler o della Mercedess sovralimentata con compressore della Daimler-Motoren-Gesellschaft (entrambi vittoriose nell’allora celeberrima Targa Florio), ma anche progettista della monoposto da gran premio della Auto Union P-Wagen. Fu così che nel 1938 venne alla luce il celeberrimo “Maggiolino”, la cui produzione presso lo stabilimento appositamente costruito di Wolfsburg portò alla nascita della futura casa automobilistica europea.
Il nome di questo ingegnere era Ferdinand Porsche. Ma chi fu realmente costui?
Non era neanche ingegnere, possedeva soltanto un Staatsgewerbeschule (diploma di scuola professionale), la laurea in seguito giungerà honoris causa, ma era certamente dotato di una innata passione per l’invenzione di ciò che saranno le automobili e che lo porterà nella Vienna della belle époque a lavorare alla produzione di carrozze per le case imperiali Austriaca, di Norvegia, Svezia e Romania. Successivamente si metterà in mostra all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, presentando la “Semper Vivus Lohner-Porsche“, primo veicolo ibrido a trazione integrale della storia, dotato di un motore a combustione interna e di un motore elettrico su ciascuna ruota. Non si può nascondere che le opportunità belliche, misero in mostra il suo ingegno. Durante la prima guerra mondiale, Porsche progettò tra l’altro anche motori per aeroplani e trattori industriali, ma è con la seconda guerra mondiale che il suo prezioso patrimonio di conoscenze ed intuizioni verrà sfruttato dal partito nazista a fini bellici, progettando i terribili carri armati tedeschi detti Panzer-Tiger e il cacciacarri Elefant, detto anche Ferdinand in suo onore, oltre le varie versioni militari del Maggiolino, della Kübelwagen e della versione anfibia Schwimmwagen.
Questo stretto legame con il Reich e l’iscrizione al partito nazista faranno si che alla fine della seconda guerra mondiale, nel novembre 1945, Ferdinand verrà catturato con uno stratagemma dai militari francesi ed incarcerato scontando circa 20 mesi di prigionia in Francia, con l’accusa di collaborazionismo, probabilmente al fine di estorcergli progetti da utilizzare nell’industria dell’auto.
La scarcerazione di Porsche avverrà grazie all’intervento dell’italiano Piero Dusio, il quale pagò la cauzione in cambio del progetto della nuova Cisitalia da Formula 1. Nel giugno del 1948 Porsche poté finalmente fondare presso una vecchia segheria di Gmund nel quartiere di Stoccarda chiamato Zuffenhausen, una fabbrica di automobili che portava il suo nome. La produzione, rigorosamente a mano, nei primi tempi era di pochissimi veicoli, che vennero denominati Porsche 356 (dal numero di progetto), fu l’inizio dell’epopea industriale e sportiva del celebre marchio Porsche. Ferdinand Porsche morì di infarto il 30 gennaio 1951 a Stoccarda, secondo alcuni anche in seguito ai postumi della prigionia sotto i francesi.