Le ultime energie della settimana per inerzia mi accompagnano a questo prezioso appuntamento nel quale so di avere degli amici che mi ascoltano, ma non so quanti saranno e questo credetemi è il bello della radio.
Parlo nell’aria, ma non al vento, perché sono convinto che anche se state facendo qualcosa, uno dei vostri due orecchi in questo momento sta percependo queste parole e se poi avete provato una certa abitudine nell’ascoltarmi, forse starete anche aspettando questo momento.
Sono abituato per lavoro a parlare a tenta gente guardandola in faccia, cercando la loro attenzione mentre trasferisco concetti da memorizzare, da lasciare nel proprio patrimonio nozionistico, ma la radio non è la stessa cosa.
Sono stato spesso coinvolto per motivi professionali in conferenze o in convention politiche dove la gente davanti a me era veramente tanta, ma la radio non è la stessa cosa.
Parlare all’etere significa parlare ad uno ad uno di voi.
Ognuno di voi sta facendo qualcosa di diverso in luoghi diversi, eppure, con qualunque strumento radiofonico di ricezione, anche la vecchia radio a galena, potrà intercettare queste parole.
Il giorno in cui la nostra nazione subì il potente black-out energetico, l’informazione ci giunse attraverso le vecchie radioline a pila, mentre tutti i potenti mezzi di comunicazione frutto di investimenti colossali rimasero spenti.
Ecco perché quando tutte le tecnologie crolleranno ed entreranno in crisi, due sole cose saranno in grado di sopravviverci per tenerci uniti, la radio ed il telegrafo con il suo vecchio alfabeto morse.
Ecco la potenza della radio, ecco la bellezza della radio, tra i suoi alti e bassi di successo, tra le sue trasformazioni digitali e i suoi podcast o attraverso la vecchia tecnologia analogica e la monofonia.
A volte sento ridicole castronerie di giovani “giornalisti” che dicono che la radio non possa essere pubblicizzata dalla stampa. Eppure la voce sopravvive alle testate giornalistiche che di continuo chiudono in più non vedo razionale concorrenza tra un mezzo che attraverso l’aria mi da l’immediatezza della realtà ed una pubblicazione redatta e pre-formattato almeno 12 ore prima.
Ecco perché amando la tecnologia dell’immagine, non potrò mai disamorarmi della radio, mia compagna di studi, mia compagna nella creatività, mia compagna di tutti i momenti belli e brutti della mia vita.
Continuerò a parlare all’aria e non al vento, continueremo finche ne avremo voglia a sorridere insieme con ironia ed in compagnia di chi come noi vorrà fare altrettanto ed ogni parola detta sarà unica e non ci saranno internet o diavolerie di turno che ci permetteranno di numerare gli ascolti ……
…. perché quando si accenderà il segnale “in onda”, parleremo all’aria e poi magari la nostra voce viaggerà con il vento, ma la magia continuerà ancora.