Spesso sottovalutiamo la forza della parola, essendo così bombardati da continui dibattiti urlati, da confronti televisivi, da spot e da dichiarazioni pieni di frasi fatte.
Sembra naturale quindi il voler parlare, il voler dire, il volersi esprimere tanto che in molti trasformano questa necessita di espressione attraverso altri mezzi che a volte non necessitano della parola, ma permane pur sempre l’istinto di esprimersi per certificare la propria esistenza, la propria personalità!
Di contro al mondo si sono susseguiti saggi che con saggi pensieri ed aforismi, alla fine di fiumi di parole, hanno chiosato, così come nel caso di Lucio Anneo Seneca, con frasi di invito alla prudenza loquace quale: “Spesso mi son pentito di aver parlato, mai di aver taciuto.”
Ricorderete la fine che fece Seneca e soprattutto il perché?
Ma tali affermazioni sono state storicamente utilizzate ed interpretate a proprio modo da chi, “pezzo di merda”, ha voluto giustificare le proprie nefandezze, la propria inedia con la reticenza.
Noi Siciliani ne abbiamo fatto vanto del “non parlare assai”, del “niente sapere” e dietro questo muro di “omertà” sono accadute le cose peggiori, abbiamo costruito la parte più ingiusta della nostra società.
Molti di noi conoscono il concetto di “tenersi la carricata” che nella interpretazione comune, rappresenta la circostanza di colui che pur trovandosi nel giusto, avendo subito un torto, preferisce soprassedere o lasciar passare del tempo sul ricevere giustizia per quanto accadutogli, davanti ad un potere più forte.
A mia memoria, mai il “tenersi la carricata” ha prodotto effetti se non ingiustizie e frustrazioni e pertanto vi invito a riflettere sul fatto che anche “il Seneca” si è pentito dopo, di aver parlato, ma intanto, non ha rinunciato a dire la sua opinione.
Diffidate dunque di chi per il “vostro bene”, vuole chiudervi la bocca poiché “la bocca riversa la pienezza del cuore” e a dirlo era un “intellettuale” che per i suoi “comizi” finì in croce come riportava l’evangelista Matteo, ma anche se non siete credenti fidatevi almeno dei filosofi e date retta a Socrate che parlando a un giovane disse: “Parla, o ragazzo, perché io ti veda” o peggio ancora, al saggio detto popolare, poco “Razziano”: “testa ca nun parra …. Si chiama cucuzza!”