Chi, tra gli uomini, in un momento particolare della propria vita, non ha mai avuto invidia per “Lui”? Lo so, siete in tanti! E nell’aver provato invidia o ammirazione, o grande considerazione per “Costui”, vi siete limitati ad apprezzarne superficialmente l’aspetto esteriore ed apparente del tutto, senza approfondirne i dettagli e considerare che anche davanti ai tanti pro, ci sono i molti contro.
Pensando a “Lui” avete certamente considerato il fattore reddito, ma sicuramente anche il fatto che, a senso vostro facesse un bel lavoro e per alcuni di voi, il più bel lavoro, essendo attorniato continuamente da donne.
Eppure, anche dietro questo apparente luccichio, si cela, si dice, una grande sindrome che costringe “Costui” a “lavorare, dove tutti gli altri giocano”!!!!! Eh si! Purtroppo molti non facendo il nobile mestiere del ginecologo, hanno la sindrome all’opposto.
Quanti sono coloro che “giocano, dove gli altri lavorano”? Il ginecolo è un professionista e non si distrae con fantasie erotomani da “commedia pecoreccia”.
Una cosa è il “lavorare”, un’altra cosa è il giocare e peggio il “giocare a lavorare”! Se ci piace fare una cosa, non necessariamente siamo dei professionisti di quella cosa.
Ad esempio, se ci piace giocare a pallone, non necessariamente è detto che diventeremo dei calciatori. Oltre ad avere il piacere di giocare, bisogna avere doti di natura di base ed allenarsi tanto ogni giorno per rimanere a determinati livelli e potersi permettere di farne una professione.
Mi sembra che oggi, tutti abbiano un po’ di premura e vadano alla ricerca delle scorciatoie, probabilmente avendo avuto cattivi modelli nella politica o nella società, attraverso la vista dell’ascesa di tanti utili idioti senza “arte, ne parte”, ma spesso stelline cadenti, di un firmamento fasullo. Tanti si sentono artisti o professionisti incompresi sol perché si dilettano a fare qualcosa. Sono consapevole che stare dietro un microfono in radio il sabato mattina, non fa di me un speeker radiofonico, a differenza del ginecologo, “io qui gioco, dove gli altri lavorano”.
Oggi, chiunque è davanti ad una telecamera, si sente un “ancorman”, chiunque scrive un “pezzo”, si sente giornalista, chiunque attira l’attenzione raccontando barzellette, si sente un attore, chiunque ha un microfono in mano si sente un cantante.
Purtroppo non è così, ma forse la colpa è delle nostre mutate abitudini alimentari. Non si mangia più pane e quindi non rimane “pane duro da mangiare”, come hanno fatto le generazioni di qualità! Un abbraccio……