Carissimi ……… Per chi nasce in quella fascia di età quale quella mia, certamente troverà familiari alcuni miei ricordi. Non so quanti di voi maschietti sono cresciuti intorno il culto del pallone, il “Super Santos” arancione di plastica, od il mitico “SanSiro” bianco del costo di 1000 lire e per quelli più fortunati, del professionale pallone di cuoio con camera d’aria interna che perdendo la sua vernice esterna con l’uso, e rivelando il quasi marrone colore del cuoio, in quei poveri campetti fatti di cemento battuto o di sterro, quando si bagnavano si impregnavano di tante pietruzze che arrivandoti in faccia o nelle cosce scoperte, ti tatuavano meravigliose composizioni a forme esagonali. Ma il pallone di cuoio, solo per noi non nobili, aveva due caratteristiche, il primo che con l’andar del tempo, pesava come un pallone medicinale e quando ti arrivava sulla testa ti accorciava di un centimetro, la volta, ed il secondo che era perennemente ovalizzato. Quando un pallone di cuoio si bucava o si scuciva, diventava un dramma, ed allora bisognava ricorrere al mitico “Signor La Rosa” a Piazza Leoni, il quale con molta pazienza, ti rimetteva in piedi il pallone ed allora diventava nuovamente una festa!!!! Si giocava dovunque, una saracinesca chiusa diventava una porta da calcio e bastava a giocare ad un gioco senza senso che chiamavamo “Porta Romana”, e tutto ciò andava bene fin quando il negoziante della vetrina accanto usciva con il bastone per calare la saracinesca o peggio con un coltellone in mano urlando la mitica frase “L’amo a tagghiari stu palluni???” Orrore , tagliare il pallone, tanti sacrifici, un regalo di qualche papà operaio per far contento il proprio bambino ….. No….. No ciò non poteva succedere. A volte, avveniva anche il sequestro del pallone …… e da li alcuni di noi, facevamo i negoziatori entrando nel negozio a contrattare il rilascio del pallone che aveva come controproposta il “Vinni aviti a ghiri di ca!!!” Come accettare simili condizioni, quando le nostre madri, affacciandosi dalle finestre ci tenevano d’occhio mentre facevano le facende domestiche. ……. I sequestri dei palloni avevano due esiti, il primo, nel caso di “Super Santos”, quando veniva fatto ritrovare tagliato a meta, davanti la vetrina, il secondo, quando il papà del possessore del pallone, accompagnato dal figlio, dopo una giornata di lavoro andava a chiusura di negozio a chiedere scusa ed a farsi ridare il pallone, con proverbiale conseguente “scorza di collo” e punizione per una settimana. In alcuni altri casi meno rari papà con la testa calda andavano per così dire a “prendere la questione”, e finiva in rissa con l’avvento della polizia!!! E così il sabato pomeriggio, come in un film di Fellini, andavamo a vedere da dietro le grate e dall’alto giocare i figli dei “ricchi” nel limitrofo istituto gesuita, in campi con le reti vere e non con i balatoni a fare da pali, con le due squadre con le magliettine tutte uguali e soprattutto con l’Arbitro, un personaggio più grande di età dei giocatori e questo lo aiutava a farsi rispettare e soprattutto alto, tanto da spiccare a vista d’occhio naturalmente, e quando qualcuno di noi preso dall’andamento della partita urlava “Arbitro cornuto” c’era qualcuno accanto che lo zittiva dicendo “Zitto …. E se domani ti diventa Magnifico Rettore????” ……. Un Abbraccio