Carissimi …. Certe volte ci lasciamo prendere dai ricordi, e guardiamo al passiamo con una certa nostalgia per una Palermo che fu e che oggi sembra dimenticata. Certe volte ripensiamo a quelle domeniche semplici, passate in uno stadio, all’epoca detto “La Favorita” a vedere un Palermo che solo nella mente del tifoso più pazzo, poteva lottare per andare in coppa UEFA, ma anche all’ora dal mio punto di vista lo spettacolo stava in chi faceva da corredo allo spettacolo. La partita era un pretesto, lo stadio aveva un solo livello e dei portoni in ferro, alti come le mura cinta e da uno di quelli, dal lato limitrofo all’ippodromo, si scavalcava per entrare a vedere la partita a scrocco, altro che biglietti per le “autorità”! Ma quali tornelli, quali telecamere, al limite qualche metronotte o carabiniere che stava lì a presidiare fino a cinque minuti dopo l’inizio della partita e dopo anche loro come le maschere dentro, a vedere l’incontro. Si arrivava quindi sotto le mura e si sentiva il brusio della folla e ci si scopriva tutti parenti o meglio “cuscini”, termine confidenziale e complice che abbatteva le barriere sociali e proprio li, sotto le mura della curva sud, avveniva il miracolo della solidarietà. Il primo, il più bravo saliva e si metteva a cavalcioni sul portone e da sotto qualcuno issava il compagno fin quando chi stava in cima non lo aiutava ad arrivare fin lassù, lasciandogli il posto, e da li sopra un grande balzo e si era dentro. Tutto avveniva come detto, in uno spirito di solidarietà tra sconosciuti. Si trovava di tutto, dallo studente squattrinato al padre di famiglia disoccupato con figlio al seguito. Non vorrei che tutto sembrasse di così facile realizzazione, c’erano anche i rischi del mestiere. Spesso le guardie, abbandonavano con ritardo la postazione e si arrivava a vedere a malapena il secondo tempo. Altre volte una volta scavalcato, venivi preso dalle guardie all’interno ed accompagnato nuovamente fuori, ma non demordevi, eri pronto a ritentare. Erano tempi molto diversi, dove andare allo stadio non era una moda e molti che avrebbero voluto andarci, magari non potevano permetterselo e stazionavo davanti le mura della tribuna, a condividere le emozioni della partita alla radiolina del “venditore di pipittoni” rigorosamente sintonizzata su “tutto il calcio minuto per minuto”. Poi c’era il goal ed allora tutti a chiedere all’omino, che stava seduto sul muretto di cinta della curva ed informava la gente fuori dallo stadio, sul nominativo di chi avesse segnato o fatto la mitica azione. Altre volte, a risultato ed incasso acquisito, le maschere nel secondo aprivano i portoni….. ed allora ecco riversarsi all’interno, una massa umana a vedere la partita a ridosso della rete di cinta del campo a sentire quell’odore indimenticabile dell’erba tagliata …. Un abbraccio, Epruno.