Carissimi

E se fosse  finito tutto veramente e da tempo?

Una verità che tarda ad arrivare, dopo 32 anni, inizia a lasciare in me realmente il sospetto che quella persona autorevole, in lacrime e con il cuore devastato dal dolore, prima di chiudere lo sportello della macchina, nel rispondere a chi voleva strappargli una dichiarazione, nel dire “è finito tutto” avesse ragione.

Che tristezza, che sconfitta il dover accettare che in questi anni, a prescindere dalle parate di rito e dall’alternarsi delle autorità nelle manifestazioni di cordoglio o di commemorazione, in realtà il tutto fosse già finito e da tempo.

Non è vero che nessuno è indispensabile, o meglio che in tutti i ruoli e in tutti i contesti, basti alternare l’uno con l’altro che si possa andare avanti con lo stesso risultato, perché esistono i fuori classe che non sono coloro in grado di stupirci con gesti funambolici, ma a volte e a seconda dei contesti, soltanto con elementari “gesti”, coloro che rompono l’immobilismo prudente, garanzia di carriera e di apprezzamento, coloro che non scaricano sugli altri la responsabilità pur di non sbagliare, coloro che non stanno li a fare le comparsate e attendere l’osso o il biscottino e la carezza, e agiscono, fanno.

Pensate forse che a costoro non sia salito un brivido lungo la schiena durante l’azione nell’incontrare alcuni nomi, nel riscontrare alcuni probabili coinvolgimenti, nel ricostruire alcune parentele?

È quello il momento dove il mediocre preferisce fermarsi lì e trovare quale capro espiatorio il fantomatico uomo nero, puparo o deus ex machina mitologico a cui poter addossare ataviche colpe di tutto, chiudendo lì la partita, come lo scadente professore di matematica che non volendo o sapendo spiegare il teorema, si rifugia dietro l’espressione “…da qui e con ovvi passaggi …” per saltare alla conclusione della dismostrazione, poiché costoro non lo sanno dimostrare, ma sanno benissimo quale deve essere il risultato finale.

Dopo 32 anni, si cerca ancora la vera verità, dopo i depistaggi, poiché se sei nel bel mezzo di una partita e sai di dover combattere un avversario forte, raddoppi lo sforzo e le attenzioni e prendi iniziativa, sicuro che la tua squadra ti copra e ti difenda, ma se tu scopri in campo che gli avversari oltre ad essere 11 chi sa quanti altri compagni possano avere dalla loro parte, a partire dall’arbitro e a finire tra coloro che sono in campo con la tua stessa maglia, i tuoi stessi compagni di squadra, a quel punto che fai?

L’uomo comune si adegua, si arrende e si guarda la partita dal campo come gli altri, il fuori classe va avanti, sicuro del suo operato e delle sue intuizioni fino a quando non scopre che la partita è già stata truccata, il risultato deciso a tavolino e il suo compagno di squadra, forse il suo amico, a volte l’apparente migliore amico lo ha tradito, allora inizia a visualizzare l’epilogo e ad aspettare solo il momento, cercando quanto meno di proteggere i pochi che attorno a loro continuavano a collaborare, a costo della propria vita.

Così è stato per il Dottor Paolo, che triste agonia in vita e allora, forse quel giorno era finito tutto veramente, perché avevano ucciso tutti gli eroi, coloro che sono sopravvissuti lo hanno fatto non per la vittoria di una nuova coscienza politica che abbia cambiato il mondo da allora, il pizzo esiste ancora, la criminalità mafiosa esiste ancora, la corruzione all’interno dei poteri esiste ancora e più di prima, quindi costoro, i sopravvissuti, anche loro hanno pensato che “…da qui con ovvi passaggi …” …………

A che sono serviti e a che servono bambini intruppati ai quali in occasioni delle ricorrenze, le maestre mettono in bocca frasi e parole più enormi di loro e delle quali è ancora lontanissima quella esperienza di vita che li porterà un giorno a capire.

Cosa pensano e come vivono i loro padri, i loro nonni visto che sono già passare almeno due generazioni in 32 anni senza che si conoscessero ancora i colpevoli, ecco perché il mondo di spettatori davanti a queste luttuose vicende, dovreste capire il motivo per cui i parenti delle vittime da tempo hanno iniziato a disertare qualunque commemorazione ufficiale, perché ci avviciniamo sempre di più a quel momento in cui non ci saranno in vita nessuno di coloro che sono stati attori o testimoni della vera verità e non delle tante che sono state costruite per far passare il tempo.

Dottor Paolo, mi perdoni anche quest’anno, ma sono rimasto lontano e come al solito a riflettere, nell’attesa che nasca un nuovo fuoriclasse che possa portare avanti quel lavoro soltanto iniziato, poiché a quel punto non sarà più importante chi fu, ma chi è poiché saranno sempre due squadre e due modi di vivere a confrontarsi, il bene e il male e la partita continuerà.

Un abbraccio, Epruno.