Carissimi
Ho una grande raccolta di foto da internet fatta negli anni attraverso le rassegne stampa, oltre alle tante personali, tali da costituire un archivio che mi aiuti a mantenere la memoria dei nostri tempi e soprattutto dei miei coevi e spesso quando mi capita di ricostruire un evento o un periodo della mia vita mi imbatto in tante foto della sezione “amici e autorità” riscontrando la scomparsa mediatica della quasi totalità di costoro, anche di gente della quale iniziavamo a sospettare l’onnipotenza e l’immortalità.
Mi sono convinto da ciò che non porta bene a costoro l’ostentarsi alla ricerca dei selfi in ogni occasione, anche quelle più imbarazzanti davanti alla presenza di personaggi diventati scomodi presenti nell’inquadratura o in abbracci.
Rammento che al senatore Giulio il millantato bacio costo tantissimo e dire che lui di contro non era avvezzo a posare per i fotografi, figuratevi oggi per un selfi, benché ne rimangano innumerevoli foto, suo malgrado, essendo non solo una vera “autorità” ma di certo un personaggio “autorevole”.
Diffido di chi sta sempre sotto i riflettori quando sarebbe pagato di contro per stare seduto a lavorare o addirittura chiuso in un “pensatoio” a pensare.
La sovraesposizione specialmente se si è un personaggio colpito da improvviso benessere ed ancor più se si è un personaggio in cerca d’autore, finisce per farti stare sul “pazzo” alla gente, così come diceva colui che sfortunatamente ricevette in dono un “genio della lampada sordo”.
Ho ammirato da sempre le persone che si sono fatte desiderare per la loro presenza e che con il loro arrivo hanno riempito qualunque spazio e non quelli che ci stimolavano l’espressione “matri mia macari cca è”, poi mi sono rassegnato all’idea che, se esiste un” primo violino” e dei “violini di fila” così nella musica, anche nella vita, una logica ci doveva essere.
Anche per la politica oggi la ricerca della sovraesposizione mediatica è cambiata grazie alla circostanza che ancor prima che votati si finisce per esser nominati.
Ma penso anche a coloro che da comparse riempiono gli spazi e che oggi finiscono per esser dimenticati e resi disoccupati grazie ad “intelligenze artificiali” o photoshoppati e riprodotti in serie.
Mi viene veramente difficile uscire da casa per partecipare passivamente a qualsiasi evento che non sia di qualità, venendo contro a qualunque cortesia, passando per scucivolo o orso in letargo, ma non ho più lo stomaco per stare in contesti che non mi suscitano alcuna emozione sol per poter godere della visibilità che qualunque cortigiano ricerca.
Di contro mi emoziono ancora per le cose semplici che portano con se la bellezza, come quando percepisco nel lavoro altrui l’impegno e la creatività per ciò che può anche sembrare innovativo ma va ben oltre il “mestiere” e si spinge verso la promozione della vera “cultura”, da sempre nelle mani di personaggi auto referenziati che hanno parlato d’arte in posizione di forza e distrutto a volte con “potenti critiche” il genio, in qualunque epoca e dei quali a differenza di questi ultimi non ne è rimasta memoria nei posteri.
Ho trovato interessante il visitare gli storici cimiteri e osservare le imponenti sepolture o leggere gli epitaffi di potenti che furono, persi nell’oblio e cercare anonime sepolture di grandi artisti, morti dopo una vita di stenti, da non potersi permettere esequie al pari della loro grandezza artistica e oggi a distanza di anni, secoli, dalla loro morte mai dimenticati e ciò dovrebbe far riflettere chi è sempre alla ricerca di visibilità, imponendo la propria presenza per affermare la loro esistenza, senza di contro lasciare nulla nell’animo del prossimo, a tal punto da finire per esser dimenticati, ancor prima che si esaurissero le “pose del rullino”.
Come dico sempre, “essere o non essere” non è il dilemma, ma la sostanza del tutto, poiché o si “è” o non lo si “è” e non esiste una scorciatoia tra i due “stati d’essere”.
La nostra è l’epoca non più del “telecomando” ma del “on-demand” e delle tante piattaforme parallele, del “cestino” e del “canc” e del “bannare” per cui se un individuo voglio evitare di vederlo, “a matula” che costui mi compaia pure nella “tazza del cesso” quando sollevo la “tavoletta”, avrò pur sempre la libertà di manovra dello sciacquone per rimandare tra i suoi “simili” l’intruso inaspettato.
In conclusione una cosa è certa, non capiremo nulla di politica tanto che ci hanno tolto pure l’incombenza di votarci i candidati sottoponendoci nominati dalle segreterie politiche, ma quei pochi (sempre meno) che torneremo a votare staremo molto attenti sull’unica cosa per la quale non necessita un approfondimento politico e cioè non la “mediaticità” dei soggetti, ma la serietà, l’autorevolezza e soprattutto l’affidabilità nel mantenere quanto richiestoci insieme al consenso.
Un abbraccio, Epruno