Carissimi,
avete cominciato a prendere consapevolezza che non ci saranno mai risorse per tutti?
Ci siamo deliziati spesso con la nostra espressione locale “a cu afferra un turcu e suo” per potere giustificare il modo di arraffare prima che ci sia qualcun altro che ci metta su le mani a tutto quanto si presenta davanti ai nostri occhi, per poi pregiarsi del titolo di “furbo”.
Bene, oggi dobbiamo cominciare a prendere consapevolezza che i tempi sono cambiati sia perchè “quanti turchi c’annu a essiri” per poter contentare il bottino di tutti i cacciatori?
In più, mentre prima della conoscenza della risorsa si era in un numero limitato, oggi di queste risorse sono in tanti ad averne preso consapevolezza e ad essersi messi alla sua ricerca al fine di raccoglierle.
Oggi tutti vorremmo essere furbi, quindi oggi più che mai il motto che io porto nel mio profilo (ma con tutt’altro intento e significato perché parlo di santità come Santo Agostino) è “se questo e quello perché non io?”
Dobbiamo mettere da parte le regole e affidarci ad un nuovo far west o continuare a mantenere l’atteggiamento di Alice nel paese della meraviglie che ogni tanto scopre uno scandalo e dice “mamma mia non me l’aspettavo”?
Una volta c’erano 10 comandamenti, leggi scritte su due “pietroni” che sancivano dieci comportamenti da tenere su circostanze importanti. Poi vennero scritti i codici che finirono per amplificare e approfondire la casistica relativa a queste circostanze e poi venne il momento dell’interpretazione di queste circostanze da parte dei giudici e dei regolamentatori.
Infine venne il momento della modifica delle leggi o addirittura delle leggi scritte ad personam per le quali se uno nasceva figlio di “NN” c’erano le regole scritte da rispettare e da lì non si derogava. Se rubavi per fame un’arancia al supermercato, venivi rinchiuso in una cella e il giudice non avrebbe avuto alcuna pietà di te. Di contro se ricoprirvi un ruolo pubblico o eri un grande capitano d’azienda, rubavi alla collettività miliardi, ti ritrovavi momentaneamente agli arresti domiciliari e iniziavi un percorso garantista che alla fine dei tre gradi giudizio, quando tutti avevano dimenticato anche la tua faccia, si risolveva spesso in una assoluzione.
A quel punto c’era chi al danno ti associava la beffa poichè ti veniva a raccontare storie come “eh questo è il limite della giustizia terrena, per fortuna ci sarà una giustizia divina”.
Beh, lì diciamolo francamente ti giravano non poco i “co…..” perché per dover rimandare il tutto alla fine di una esistenza che veniva condizionata da questi soprusi, molto spesso da questi errori giudiziari o addirittura da un malfunzionamento della bilancia della giustizia, ti costringeva a percorrere l‘ultimo miglio prima di arrivare davanti a quello che avrebbe potuto essere un giudizio divino con il rischio di trovare il cancello “chiuso per cessazione dell’attività”. E per uno che crede, scusate l’impiccio di parole, credetemi è una insederata cosmica (come la definirebbe il mitico Woody Allen).
E quindi che dire, è triste dovere dare ragione a chi pensa “cu futte, futte che Dio perdona a tutti”, questa frase nel catechismo francescano non c’era scritto.
Dovremmo camminare con occhiali dotati di paraocchi concentrati nella nostra sopravvivenza e distratti da tutto ciò che accade attorno? Una volta era semplice, tanto che arrivavamo a parlare pure di omissione, l’aver visto, l’esser consapevoli ed essersi voltati dall’altro lato. Oggi nell’era mediatica, diventa sempre più difficile poiché malgrado i paraocchi siamo costretti a portarli per dotazione individuale, questa realtà distorta ci viene comunque proposta dai social e ci viene sbattuta in faccia giornalmente.
Ci sarà un limite a tutto ciò? Pertanto giunti a buona parte del cammino non possiamo porci dubbi, avremmo poco tempo per cambiare o intervenire.
Mettendoci di contro, nei panni dei giovani che si affacciano al mondo reale di questi tempi, dandogli questa realtà da esaminare e chiedendogli: siete disponibili a fare una vita di sacrifici ma nel rispetto della regola, con grande devozione nei confronti del potere, qualunque esso sia e a qualunque grado venga rappresentato, o cercare scorciatoie che vi portino subito al successo avendo l’opportunità non di rispettare le regole, apprendendo tutti quei cavilli, agevolazioni e quei privilegi che nel tempo sono stati creati per favorire una vita semplice a coloro che erano stati creati per vivere all’interno dell’acquario?
Ricordo i concorsi e i precari creati nelle cooperative per gli amici, ricordo i figli di mamma ancora in fila per i concorsi e precari creati nelle cooperative dopo anni stabilizzati. Oggi dovrei spiegare ad un giovane che mi chiede ragione di ciò, il perché gli abbiamo fatto perdere tempo con lo studio e i concorsi, quando la strada era ancora più semplice grazie alle scorciatoie?
Ciò sarebbe politicamente scorretto e allora mi volterò anche io dall’altra parte, poiché nel caso della mia generazione potranno risparmiare pure “sull’osso”, ormai per noi, andrà bene anche “un brodino”.
Non siamo un paese serio!
Un abbraccio, Epruno.