Carissimi

Mentre ognuno si chiude su stesso e difende quella sola idea o risorsa che possiede, solo chi ha dimostrato nei secoli creatività può oggi avere il coraggio di uscire la testa fuori dal fango che ci ha ricoperto tutti, per tirare fuori altre idee, altre risorse affinché con il dovuto ottimismo, accompagnato da una dose di prudenza, si possa guardare al futuro.

Non può una prima seria difficoltà mettere in crisi un progetto, non può una errata idea di comunità distruggere il sogno, di grandi pensatori, di creare un’unica famiglia europea che mutualizzi gli sforzi, difenda la pace, crei una generazione senza frontiere.

Alle prime difficoltà abbiamo “richiuso le frontiere”, abbiamo pensato agli egoismi nazionali, abbiam mandato all’aria i principi di solidarietà e ci siamo fatti trascinare in un conflitto fornendo armi, in una via che rischia di essere di non ritorno, invece di sforzarci sopra ogni sforzo di diventare operatori di pace costringendo i contendenti a sedersi ad un tavolo e dichiarare tregua.

No, anche in questo caso gli interessi economici delle grandi lobby che portano “la democrazia in terra altrui” hanno trovato un mercato per sistemarsi i conti interni.

Perché parlare di destra o di sinistra per ingenerare l’odio o per dividere, perché invece di rifarsi a centenari modelli superati dal fallimento nella storia, non ci si limita ad etichettarli come modelli di società basate su organizzazioni diverse. Volendo approfondire si scopre che tra le attuali destre e , specialmente in Italia, è difficile giungere a grandi differenze visto che gli uni hanno rubato dagli altri di continuo l’elettorato.

Lo dico da tempo, io oggi non so più per chi vota “il proletario”, “il contadino”, “il povero” e di contro vedendo fior fiori di “professionisti e ricchi imprenditori” dichiararsi di sinistra, io uomo all’antica che non capisco nulla di politica, un po’ di imbarazzo davanti a tutti quei simboli, se non ci fosse il nome dei leader, l’avrei.

Per me già termini come “catto-comunista” erano un’eresia qualche anno fa, figuriamoci oggi che il capo delle sinistre prende le distanze dal presidente russo, difeso di contro dalle destre …….

Sono convinto che Iosif Vissarionovic nella sua teca di vetro, non solo si rivolterebbe, ma ne uscirebbe fuori mandandoli a f.c.

Noi non siamo un paese serio, ma il mondo è strano, prendete “The Economist” che da qualche anno fa la “maestrina con la penna rossa dei fatti italiani”, che senza essersi accorto che gli finì l’inchiostro rosso, forte dell’insularità da sempre declamata, forte dal senso di marcia per noi contro mano, forte della brexit non si è neanche accorto che tra poco le sterline non saranno accettate neanche per comprare “vicolo corto” e anche se le regalassero passando dal via, rimarrebbero sempre nella scatola del monopoli.

Rimanendo nella propria supponenza non gli resterebbe, che iniziare a scappare gridando “papaaaaaaa” in direzione degli americani in cerca di rifuggio, come facevano da piccoli i bambini dopo averla fatta grossa nel tentativo di fuggire da chi volesse dare loro legnate.

Non gli resta pertanto che allertare il pericolo di finire come l’Italia “pizza e spaghetti” che cambia governo in continuazione, essendo i britannici rimasti ancorati a questi pregiudizi, dimenticando che fior di storici (che almeno avevano studiato invece di ubriacarsi dei pub) e di archeologi, avevano contribuito a magnificare la storia di un popolo (quello italiano) che mentre loro non avevano neanche inventato “la ruota” come diceva il grande Albertone, aveva conquistato quasi tutto il mondo conosciuto.

Faccio un grande augurio al popolo britannico che dopo la perdita di una grande donna, come la regina, non avrà mai all’orizzonte un altro grande uomo come Churchill e quindi, invece di sparare cazzate, sarebbe l’ora che mettesse da parte la supponenza e cominciasse seriamente e realisticamente a cercare di tornare ad esser competitivo, quanto meno per loro, poiché per noi rimasti all’interno della comunità europea, l’inglese è rimasto solo un fatto lessicale (ancora per poco).

Un abbraccio, Epruno