Carissimi

In questi anni tutti hanno parlato, hanno raccontato di rapporti personali a volte anche forti e non confutabili, ma che hanno descritto gli involontari eroi di quella stagione.

Ne ho viste di rievocazioni cinematografiche e teatrali, ma una di quelle che mi è giunta maggiormente è stata quella del Dr. Borsellino, straziato dal grande dolore e lo sgomento, piangere sotto il diluvio la morte dell’Amico-collega, una volta fuggito al controllo della propria scorta.

Attraverso questa ipotizzata narrazione ho cercato di leggere l’animo di un uomo tradito e ormai solo che andava incontro, consapevole, al suo destino.

Mi ha commosso di certo la scena ancor più forte della laurea della figlia del Dr. Borsellino che decide malgrado il momento e con tenacia, di portare a compimento la discussione della tesi di laurea e che vedeva come spettatori, il Padre, gli uomini della scorta e tutti gli eroi uccisi, presenti tra le file dell’aula universitaria a sostenerla, quasi a trovare conforto nella circostanza al loro sacrificio, ritenuto non vano se una giovane, in quel momento, decideva di continuare sul solco dei principi e degli esempi paterni.

Era soltanto una rappresentazione onirica ma mi ha aiutato a capire meglio il dolore di chi non ho mai incontrato ma che sono stati a me vicino attraverso il racconto di chi li ha conosciuti veramente.

Ho avuto sempre tanto pudore a scrivere sul dolore degli altri, quasi a sentirmi un intruso nella sensibilità altrui, ma ho sempre affidato un mio pensiero discreto in questi giorni di commemorazione a rassicurarmi che non ho mai dimenticato e pregato per le vittime e per i sopravvissuti.

Ho immaginato (come nel film) che il Dr. Falcone e il Dr. Borsellino in questi anni siano stati presenti, seduti in sala in mezzo alla gente, ad ascoltare quelle narrazioni, quelle ricostruzioni, quella ricerca di verità ancora ignote che li avrebbero portati alla loro condanna a morte.

Tante carte scritte, tanti faldoni letti, magari qualche confidenza affidata alle persone più vicine ma tali verità, tali informazioni, tali storie sarebbero scomparse con loro e a distanza di anni, con tutta probabilità sarebbero state distrutte, come se nulla fosse mai successo.

La sconfitta maggiore vista attraverso la mia ottica ignorante dei veri fatti e dei protagonisti, se non la sola conoscenza attraverso quanto scritto e raccontato da altri, sta nel naturale sviluppo delle cose umane per cui un sistema seppur offeso e danneggiato tende ad auto proteggersi per continuare ad essere un sistema e per far sì che lo spettacolo continui e così sembra sia stato anche in questo caso se è vero che si continuano a perseguire soluzioni sicure del passato più che scommesse per il futuro.

L’olio galleggia sull’acqua, ma puoi strapazzare il contenitore, spargere in goccioline questo liquido più leggero dell’acqua, ma appena terminato lo stress le varie goccioline convergono nel centro riunificandosi e creando una unica chiazza galleggiante.

Immagino quindi i due giudici ascoltare dalle poltrone, e non di prima fila, i soliti sacerdoti raccontare e rievocare nomi di soldatini divenute star, narratori di storie poi ritrattate o scoperte ciclicamente non vere, gruppi di spergiuri travisare le verità a volte neanche conosciute, mantenendo il silenzio sui veri fatti e soprattutto sui nomi, non svelando la verità delle verità, “chi comanda in questa terra, chi è il vero padrone delle nostre vite, chi ha il potere di far saltare un tratto di autostrada per fermare l’intuizione di un uomo che giunge vicino alla conoscenza mettendo a repentaglio un “equilibrio instabile” che dà da vivere e da mangiare, garantendo il sistema”.

Oggi vedere riproporre gli schemi e le metodologie invariate, spesso disgregatesi e ricomposte nel tempo, vedere l’assenza di dibattito sulla gestione della cosa pubblica, vedere faziosità nella difesa di scelte palesemente rivelatesi errate, vedere il male serpeggiare dietro la maschera del giusto che favorendo l’ingiustizia nelle scelte perpetra il bisogno, sono certo che già durante le stesse celebrazioni dei soliti riti, avrebbe portato i nostri eroi ad alzarsi ed abbandonare qualunque commemorazione.

Se questa rimane la terra dei furbi, la terra della poltrona sicura concessa e guadagnata attraverso le uniche qualità quali la devozione, la fedeltà ed il “non pensare”, Loro hanno perso ed anche io che credo nell’insegnamento dei loro principi ho perso.

Fin quando avremmo “rinnovato lo spettacolo circense” per distrarci dall’intervenire nella sostanza, per non garantire la massima partecipazione, per continuare a decidere nei salotti e nei “cerchi magici”, non basteranno le partecipazioni “in camei” di qualche stimato (ma utile idiota), poiché costoro nella loro anomalia finiranno per far sembrare legittima una narrazione che sarà valida fin quando non richiuderemo il libro per riporlo per un’altro anno nello scaffale.

Magari cambiasse tutto per rimanere come prima, qui non cambia nulla e tutto rimane come prima e nessuno si lamenta. Un abbraccio, Epruno.