Carissimi

Stavamo per tirare le somme di un lungo “incidente” che in questi due anni ci aveva di certo sconvolto le vite e personalmente riflettevo da qualche giorno su cosa mi avesse lasciato da custodire per il futuro questa terribile pandemia e non nascondo di aver preso tanti appunti su quel foglio di carta, prima di dover giungere ad una sintesi.

Non avevo purtroppo ancora recepito e metabolizzato la notizia dell’aggressione russa all’Ucraina, quella che tutti chiamano “guerra” ma che io continuo ancora a chiamare “barbara invasione”, in quanto una guerra è una contrapposizione biunivoca tra due forze e non mi risulta che gli ucraini ad oggi stiano bombardando città russe, ma non mi voglio qui soffermare su un tema che merita ancora oltre tanto sdegno, doveroso approfondimento e vedo che già in tv gli esperti di guerra hanno sostituito i virologi nei dibattiti e pertanto preferisco per il momento ascoltare e tentare di capire.

Scrivo da sempre sull’essere umano e sui fatti di costume ironizzandoci sopra, ma credetemi lo scorso fine settimana sono rimasto senza parole, senza voglia di voler argomentare sapendo ciò che stava succedendo, ancora una volta qualcuno poneva le proprie ambizioni al disopra del valore della vita umana, mandando giovani come carne da macello ad uccidere altri giovani, violenza gratuita. Non ne abbiamo capito nulla per l’ennesima volta.

Una umanità stanca e incerottata si è lasciata per l’ennesima volta trascinare in conflitti per questioni di territorio, per risorse economiche, per denaro e il tutto quando stavamo per abbattere le frontiere, abbattere le differenze linguistiche.

No, non sono riuscito a scrivere sapendo che qualcuno nel frattempo bombardava, non c’era nulla di positivo da provocare attraverso il sorridere per riflettere.

Avevo buttato giù le prime righe soffermandomi sui volti della gente che ho incontrato durante questa emergenza pandemica .

Nella ricerca del difetto in un volto spesso trovo l’esaltazione della bellezza, dallo strabismo di venere al naso importante a tanti altri piccoli esempi che messi in un contesto globale ti differenziano un soggetto dall’altro, ma quello che rimane unico, che ti racconta molto del nostro animo e lo sguardo e di conseguenza gli occhi.

Paradossalmente le mascherine nascondendo i volti, coprendo i difetti e lasciando “in chiaro” soltanto gli occhi ci hanno permesso, per molti, per la prima volta di porre attenzione sullo sguardo del nostro interlocutore.

Ho da sempre letto dietro gli occhi interi racconti di vite non dette a nessuno, violenze nascoste subite in silenzio, aspirazioni di vite infrante sull’altare della tradizione e del perbenismo, amori inconfessati, peccati mai scontati o soltanto voglia di vita quando ormai si era agli sgoccioli del racconto.

Gli occhi parlano da sempre per chi li vuole ascoltare, ma purtroppo nessuno ascolta più la voce delle bocche spesso impegnate in inutili discorsi, figuratevi la silente voce dell’anima.

Di contro gli occhi se usati in mala fede hanno saputo ingannare e spergiurare.

Le mascherine ci hanno resi anonimi a volte, ma ci hanno dato anche una opportunità che comunque risulterà non raccolta, come tante occasioni in questi periodi di interiorizzare le nostre ricerche per correggere errori perpetrati nel tempo a causa di falsi atteggiamenti, cattivi maestri, pessimi pensieri.

Ed ecco che al primo orizzonte di normalità l’umanità non ha potuto fare a meno di riprendere le proprie egoistiche cattive abitudini, per prima l’aggressività, il sopruso, la violenza vigliacca di branco, fino alla massima esagerazione …. la guerra, attraverso i soliti simboli come quello del carro armato che affronta le devastazioni non facendosi guardare in “viso” ma nascondendosi dietro una armatura e limitandosi a sparare con un lungo cannone a spasso con le ruote. “L’uomo del mio tempo” ha ripreso da dove si era un attimo fermato, nel suo tentativo di voler estirpare qualunque libertà, in una guerra impari, contro barricate e folle disarmate, fu così a Praga, a Budapest, in piazza Tienanmen o in tutti quei contesti mediorientali dove anche l’occidente ha voluto portare il suo concetto di “libertà” legato di più ai giacimenti di petrolio che al desiderio di libere elezioni.

Anche senza mascherine ci hanno gelato con il loro sguardo freddo, sempre mosso da “amore” verso il popolo da liberare da qualcosa, portando di contro solo morte.

Non posso amare la guerra perché la reputo una cosa ingiusta combattuta dai figli dei poveri per assicurare maggiori ricchezze ai figli dei ricchi che per un motivo o per un altro finiscono per rimanere a casa e al riparo. Io sono e rimarrò sempre il Piero di De André nella sua guerra.

Se già la guerra di per sé non è democratica come potrà mai essere “santa”, “giusta” o “intelligente”?

Fermate questa pazzia prima che anche io perderò le mie parole.

Un abbraccio, Epruno.