Carissimi
Le luci della sala del grande ed importantissimo teatro si spensero, e sul palco il primo violino si alzo zittendo il brusio dell’orchestra, subito dopo il primo oboe suonò un “LA” seguito dagli altri fiati, ed archi fino ad un pieno orchestrale alle varie accordature.
Fu a quel punto che sul palco reale si sentì un inconsueto fragoroso applauso, era Sua Altezza Serenissima il Sultano degli Emirati che aveva apprezzato così tanto il brano (a suo parere) da fare cenno ai suoi collaboratori di chiedere il bis.
Davanti a tale richiesta il primo violino e gli orchestrali stupiti non poterono che ripetere il rito dell’accordatura seguito da applausi da parte del sultano e da un ulteriore bis.
Il programma della serata fu alquanto di spessore con brani di Beethoven e Mozart, diretti sul podio da una eminenza sacra della direzione d’orchestra, ma si narra che a fine concerto il Sultano volle complimentarsi personalmente con il primo violino per quel fantastico “brano” di introduzione, tanto da chiedere se ne esistessero registrazioni.
Sui gusti musicali potremo discutere interminabili serate, così come dell’ignoranza di chi si approccia spesso ai concerti di un genere che sconosce, figuriamoci quando si parla di musica classica o di lirica.
Chi non ricorda il De Niro (Al Capone) commosso fino alle lacrime nel sentire cantare i Pagliacci da Caruso.
Ma non tutti sono intenditori, è ovvio che ci lascia molto sorridere la circostanza che il sultano scambi l’accordatura degli strumenti, per un brano, ma lo si perdona giungendo da un’altra cultura musicale e soprattutto perché in quella serata, da danaroso ospite d’onore, l’organizzazione avrebbe fatto pur di compiacerlo, anche condividendo le richieste più bizzarre.
Mi sono abbondantemente espresso in passato sui cacciatori dei biglietti a “scrocco”, consapevole di quanto diventa sempre più difficile per gli organizzatori, consentire ingressi omaggio, con incassi che diventano sempre meno remunerativi in confronto ai costi di produzione.
Ma il cattivo costume è difficile da sconfiggere specialmente quando di mezzo c’è una pubblica amministrazione quale interfaccia, ciò non di meno, sono certo che l’organizzatore essendo messo nelle condizioni di dover ospitare qualcuno, avrebbe quanto meno il piacere di ospitare chi sapesse apprezzare il valore del “regalo”. Nel frattempo che si attenda che i costumi cambino accade di frequente che oltre ad esser facilmente identificabili, rinchiusi ormai in vere e proprie “riserve indiane di posti a sedere”, spesso si identifichino in modo infallibile “gli ospiti imposti” quando ad esempio al momento della fine di un movimento di una sinfonia o di un concerto, li vedi sperticare da soli in applausi per far capire di aver gradito.
Costoro è ovvio non sono mai stati ad un concerto, non hanno nemmeno la furbizia di guardarsi intorno prima di battere le mani o di guardare la postura di un orchestrale che ha concluso il brano.
Il presenzialismo non finalizzato ad alcuna crescita è una opportunità sprecata, una risorsa sprecata, opposta di contro alla grande opportunità data alla mia generazione ai tempi dell’università, quando gli abbonamenti per gli studenti venivano venduti al prezzo di un paio di biglietti formando la passione musicale di chi cresciuto avrebbe continuato a frequentare le sale di concerti.
Così sono convinto che Sua Altezza Serenissima una volta tornata a casa e compresa l’importanza dell’accordatura degli strumenti avrebbe a poco a poco iniziato ad apprezzare anche il repertorio che veniva di seguito.
A mio parere l’indole dell’uomo la si vede anche nelle piccole cose, si può essere comparse o protagonisti anche nell’ascolto di un concerto, si può fare la folla per dire “ci voglio essere anche io” anche se non sapremo mai “dove” e soprattutto “perché”, come si può essere tra i pochi per scelta a godersi qualcosa di unico che al momento la collettività non ne percepisca la grandezza ma che un domani potremo vantarci di aver avuto l’occasione di ascoltare, quando sarà sulla bocca di tutti.
Esserci per essere, questo è il dilemma e intanto il Sultano ormai vecchio guarderà il suo album dei ricordi, vedrà le foto di quella serata in un teatro magnifico, dove un singolo uomo vestito di scuro di cui non seppe mai il nome, con un violino in mano zitti l’orchestra intera, per dare vita ad una celestiale melodia in “LA”.