Carissimi
Come si fa a non scegliere, come si fa a non voler scegliere, come si fa a non sapere scegliere?
Lo/la vedete al supermercato a turno dietro di voi mentre date disposizioni circa le vostre preferenze, prima di essere servito, lui/lei come se volesse essere invisibile, cosa che non è, ascolta tutti i vostri discorsi ed alla fine, rivolgendosi al banconista dice: “prendo quello che ha preso il signore prima di me!”
Accade che voi avete fatto una scelta ponderata più che abitudinaria del tipo 200g di “giraffa farcita” o “bue in grasso di uro” o addirittura “stricnina” che lui/lei che sta dietro di voi ad ascoltare, dice: “prendo la stessa cosa”.
Ciò accade non soltanto per le cose da mangiare, accade anche in un negozio di abbigliamento, dove voi state a scegliere e provare i capi che vi fanno stare meglio e non appena lo posate sulla montagna di roba che avete provato, c’e chi, sperando di essere invisibile, vi stava guardando e che alla fine o sfila da quella montagna di roba il vostro capo d’abbigliamento o addirittura chiede: “c’è la mia taglia?”
Scegliere, decidere, cosa c’è di più umano?
La mattina quando ci alziamo dal letto decidiamo quale piede poggiare per prima per terra, scegliamo cosa metterci addosso per vestirci, siamo sempre in una continua situazione di scelta, decisioni, assunzioni di responsabilità eppure c’è ancora chi per non avere problemi sceglierebbe di far sesso con gli organi genitali altrui e sì, anche se la natura fa la propria strada e qualcuno affida miliardi di probabilità attraverso spermatozoi aggressivi c’è a chi si affida allo spermatozoo stanco e ciò non in coerenza con le persone e i loro caratteri.
Persino Lui parlava di “ora delle decisioni irrevocabili” ma in quel caso era Lui che aveva deciso per tutti e non andò tanto bene, anche a Sofia toccò di fare una scelta seppur crudele e inumana.
Decidere, esprimere pareri, fare scelte ormai è diventato un esercizio di pochi, mentre tutto il resto dell’umanità si lascia guidare da urlatori che ti intasano il cervello e ti confondono le poche cose chiare che ti portavi dall’infanzia, dalla comunità, quelli che a volte ti sembravano dogmi ma altro non erano che convenzioni per convivere.
Sapete quanto fastidio mi dia il “si fa così e basta”, ma quando il “si fa così” è frutto di esperienza ed è un punto di convergenza per affrontare un problema, anche io sono costretto ad adeguarmi. Prendo l’auto è in Europa guido “tenendo la destra”, come tutti, se andassi nel Regno Unito terrei la sinistra (come tutti lì), pensate se in entrambe i luoghi venisse data libertà di tenere la sinistra o la destra, chi sa quanti incidenti e quanti morti, ecco che pertanto su alcune cose di base dobbiamo convenire se vogliamo convivere e chiamarci società e poco importa se c’è qualche folle che grida “futtivinni” (se non mi convince con una teoria alternativa ragionata).
Se perdete l’esercizio dello scegliere e del decidere non sarete più in grado di distinguere ciò che bello e ciò che è brutto, ciò che utile e ciò che è inutile, ciò che fa bene e ciò che fa male, in sostanza mentre una voce vi urlerà all’orecchio, o vi manderà messaggi subliminale per farvi fare ciò che gli torna utile, voi avrete perso la misura del giudizio di ciò che è il bene e ciò che è il male, avrete perso quella “santa” buonafede che ha da sempre accompagnato ognuno di noi anche negli errori, perché chi sceglie ha il 50% di possibilità di sbagliare.
Diffidate sempre da coloro che non sbagliano mai, non perdete tempo ad ascoltarli, a frequentarli o addirittura a votarli, poiché colui che dice sempre che la colpa è o è stata degli altri, costui o non ha mai fatto nulla o è in malafede e mente sapendo di mentire.
In questi nostri incontri settimanali abbiamo parlato spesso di futuro immediato e allora prendiamo insegnamento da questo “ritiro monastico” imposto che ci ha costretti a ritrovare oltre più tempo per noi, a rivedere le priorità, le amicizie e i contatti e quindi, ritorniamo a scegliere. A breve il pallino ritornerà nelle nostre mani e io non voglio sentirvi lamentare per cinque anni, quando avrò le prove che neanche sarete usciti da casa per esercitare il vostro diritto. Un abbraccio, Epruno