Carissimi,
Seduto in attesa all’ufficio postale per ritirare la solita raccomandata a mezzo dell’avviso di raccomandata lasciata dal postino nella buca delle lettere in pieno periodo ferragostano, foriera di qualche sanzione o tassa da pagare (del resto chi ti deve scrivere a ferragosto), sudato e perso nei propri pensieri, non distingui più se sei in banca, al pronto soccorso o in salumeria, addirittura all’anagrafe tanto da chiedere all’omone basito che ti siede accanto se fosse “codice rosso”, ricevendo uno sguardo degnato prima di metter in tutti gli scongiuri.
Ormai vi è una globalizzazione anche nei tabelloni dei turni, noi amanti delle file a ventaglio, avulsi al sistema anglosassone siamo stati messi tutti d’accordo da un computer.
Come sempre accade la gente in attesa imbastisce discussioni per ammazzare il tempo e cosi accade che a un certo punto la tua attenzione si posi nei discorsi qualunquisti esagerati e comprendi in un istante che ormai il pallone è stato soppiantato da ben altri e più nobili discorsi di caffè.
Senti la matrona parlare di economia e del fatto che ormai ai limoni al supermercato “non ci si può avvicinare”, come se te lo proibisse qualcuno, semmai non si possono comprare perché costano caro.
Senti della città che è sporca e a poco a poco l’argomento coinvolge sempre più gente.
Senti la gente parlare di smog e d’inquinamento ambientale fino al punto di toccare l’argomento che come sapete a me sta a cuore, il mio tormentone preferito, “in questa città e con questo clima potremmo campare solo col turismo” ed è a questo punto che un signore smilzo sui quaranta anni che sembrava distratto dai discorsi intorno a lui, vestito dignitosamente con giacca e cravatta interviene nella discussione con un’affermazione: “Avirità!”
La signora vistosi seguita incalza: “Perché signor Lei, non è vero?”
L’interlocutore annuendo replica continuando: “In questa città e con questo clima potremmo vivere solo con i turisti. Purtroppo questa è la città del mordi e fuggi e i turisti qui lasciano poco, sono di passaggio, prenda il caso delle navi da crociera, i turisti e come se fossero blindati, neanche ti ci fanno avvicinare, cosa vuole che lascino queste persone all’economia della città”.
Preso da tanta semplicità e competenza in materia, mi viene spontaneo il chiedere: “Complimenti, analisi inappuntabile, ma Lei è del mestiere? Lavora nel mondo del turismo?”
Il signore mi risponde: “Nell’indotto” e io a questo punto ancora più curioso continuo “mi scusi se sono indiscreto, ma lei che mestiere fa?”
E il signore abbassando la voce con sguardo guardingo mi risponde: “U scippaturi!”
Io toccatomi per istinto il portafoglio, chiudo immediatamente la conversazione e cambio posto e penso tra me e me, certo non era proprio questo il significato del “vivere solo di turismo” interpretato dal mio interlocutore come “vivere solo con il turista”, avere la “campata” con ciò che si riesce a rubare ai malcapitati turisti, facendogli passare il vizio di venire in città per questa vacanza indimenticabile.
Eppure questa è una città morta che appare viva nella microeconomia fatta da un euro alla volta e in pochi secondi, ai semafori, dove ormai tra un rosso e un verde si vende di tutto, dove se non stai attento ti vendono addirittura un divano o uno dei tanti materassi che arredano la città di questi tempi, mettendolo attraverso il finestrino nel sedile posteriore.
Sto parlando degli ambulanti irregolari che oltre a tartassarti anche in piena estate, quando hai l’aria condizionata rotta e ti costringono a stare con i finestrini chiusi, ti rallentano il traffico perché l’acquirente aspetta il resto. Ma io mi chiedo: “non esiste un codice della strada? Non esistono delle rigorose norme fiscali?” Eppure il tutto passa inosservato agli occhi di chi dovrebbe controllare impegnato in ben altro di più importante. Si, qui ormai tutto è tollerato, la città è di ventata più tollerante, siamo ormai una “grande casa di tolleranza”.
Certo poi si diventa rigorosissimi quando si ferma il pischello di buona famiglia sul suo ciclomotore nuovo e lucido o quando i computer incrociando i dati scoprono un tuo errore di pagamento di una tassa, di €. 0,50.
Ma che esempio siamo? Anche lo svedese che viene a vivere qui si abitua a quest’andazzo, anche il tedesco diventa furbetto. Il “turco” che arrivato in qualsiasi modo in città da realtà di fame e oppressione, da una terra dove solo a lamentarsi del dittatore si rischiava la condanna a morte e rubando un frutto si veniva amputati di una mano, tutto ciò non gli sembrerà neanche vero.
Chiunque giunge in questo paese della libertà, dove le regole ci sono, ma le rispettano i fessi, guardatosi intorno e scoperto che tutto è tollerato (a maggior ragione se sei un brutto ceffo) ha tutti i motivi per convincersi che in “questo paradiso” come diceva il Dr. Franchestin tutto “Si può Fareeeeeeee!”
Un abbraccio Epruno.