Carissimi, considerate un grande concorso che si svolge con periodica cadenza nel quale una pletora di candidati con il solo titolo di cittadinanza e diritti civili integri partecipa per la vincita di uno dei migliori posti di “lavoro” oggi in circolazione che con un solo quinquennio di “attività”, spesso potrebbe pareggiare i trentacinque anni in media retributivi di un operaio che peraltro possiede gli stessi titoli di base, per non parlare di privilegi annessi e connessi.
Volete che già soltanto questo non possa essere di grande stimolo?
In più, per un’istituzione così “speciale” altamente politicizzata la vittoria dell’uno o dell’altro schieramento, ma addirittura dell’uno o dell’altro candidato mette in moto un vero e proprio “spoils system” a qualunque livello della burocrazia, con conseguenti attribuzioni d’incarichi di staff, di consulenze esterne, di rotazioni d’incarichi interni che considerata la “galassia” del numero degli impiegati, compreso le partecipate e i precari che intorno a ciò ruota, vi renderete conto di quanta gente “con famiglia” e in nove province di una delle regioni più grandi d’Italia in questo periodo faccia sogni poco tranquilli.
Se a ciò aggiungete illustri sconosciuti che dalla notte al giorno diventano “assessori” o che nello stesso arco temporale possono scomparire, professionisti esterni in cerca d’incarichi, dirigenti generali che sono promossi o degradati, personale di staff al “gabinetto politico” dei vari assessori, il “gioco” è grosso.
Quindi davanti a una scheda elettorale e con la matita in mano ognuno di noi ha una grande responsabilità, poiché se continuando quest’andazzo non cambierà le sorti di questa terra, certamente finirà per cambiare la vita di non so quanti burocrati.
In questa competizione non è come nelle amministrative della capitale, dove alla fine, per parafrasare un famoso giornalista che per spiegare il calcio diceva “si gioca undici contro undici ma alla fine vincono sempre i tedeschi”, qui vince uno o l’altro o l’altro ancora sono “situazioni amare”.
E allora come si fa per votare bene? Bisogna tenersi informati sui risultati ottenuti dagli schieramenti negli anni di governo? La fate facile a parlare di schieramenti, già molti di noi fanno fatica a ricordare facce e nomi di deputati, sigle di continui partiti in cambiamento e movimenti, figuratevi quanti si possono ricordare di chi prima stava da un lato e oggi sta da un altro lato, ma domani potrebbe stare da un altro lato ancora.
Potremmo affidarci ai programmi elettorali. Sono lontani quei tempi in cui nelle piazze sentivamo slogan del tipo “la Trinacria deve diventare indipendente”, oppure “il pane ai poveri e le terre ai lavoratori”, oggi quelli che vanno di moda e che personalmente adoro di più perché ne sento parlare da quando mi sono laureato sono: “con questa terra e questo clima dovremmo vivere di solo turismo” oppure “dobbiamo sfruttare meglio i fondi comunitari”.
Due “slogan-verità” che fanno sempre effetto e vanno sempre di moda e che se non hanno cambiato le sorti di questa terra ma almeno hanno dato lavoro ai conferenzieri, professori, studiosi e consulenti che ne hanno parlato.
Dice ma perché non è vero? Sì, ma quando cominciamo e soprattutto quando arrivano quelli che in nostra vece dovrebbero lavorare affinché tutti si potesse vivere di solo turismo?
Ma lo slogan che mi fa impazzire di più e il recente: “in questa terra vi è una continua fuga di cervelli, i nostri migliori giovani vanno via per cercare lavoro all’estero.”
Ovvio, no? I nostri giovani che sono migliori di noi che li abbiamo preceduti e che siamo caduti nell’inganno, guardatisi intorno, letto dai mezzi d’informazione ciò che doveva esser letto, hanno preparato la loro valigia.
I nostri giovani guardata la bella laurea con un bel centodieci, la lode, pubblicazione, bacio in fronte, inno d’Italia e battute di mano, alzato lo sguardo e già nella sola preoccupazione che qualche altro stimato “cantautore” o “uomo dello spettacolo” possa esser chiamato a governare e risolvere le sorti di questa terra, con la freschezza e la genuinità che solo un ventenne può avere (parafrasando Don Calogero) dicono: “Va pozzu diri na cosa? Iti a fari nto ……..”
Un abbraccio Epruno.