Carissimi,
“Che ve lo dico a fare.” Non siamo un paese serio e a giudicare dalle cronache, non siamo “un mondo serio”.
Il peccato di omissione è sempre stato un peccato considerato di “serie B” per chi crede, ma abbiamo avuto spesso la contezza di quanto danno abbia fatto il girarsi dall’altro lato al momento opportuno.
Quando leggeremo slogan sulle testate web, nelle interviste televisive, nella carta stampata verrà quasi spontaneo fare una domanda: “Si, ma tu dove eri quando succedeva tutto ciò? Che cosa hai fatto in tutto questo tempo?” A questo punto non ci accontenteremo della risposta frequente e possibile solo dalle nostre parti: “Stavo dall’altra parte.”
Se siamo in grado di identificare le “omissioni” e siamo in grado di conservare una “buona memoria” (e non quella biennale di default di cui vi ho spesso parlato), riusciremo certamente ad avere le idee più chiare e riusciremo a fare le nostre scelte con coscienza.
Prima l’umanità era ancora più cattiva, seminava odio con quel colonialismo che oggi ci presenta il conto con migrazioni bibliche o azioni terroristiche estremistiche o frutto di disperazione, ma noi dove eravamo? Non ne sapevamo nulla perché il foglietto stampato ci riportava di grandi imprese coloniali, le navi giungevano nei porti cariche di oro, di materiali preziosi, di spezie o di prodotti dalle colonie “certamente ottenuti a fronte di corrette transazioni”. E’ bello poter credere al valore attrattivo di una collanina con palline colorate.
Certo se qualcuno si fosse chiesto di cosa fossero fatti i sacchetti contenitori di tabacco, forse avrebbe smesso di fumare. Se qualcuno si fosse chiesto come e da dove giungessero tutti quegli omoni abbronzati in catene, in terre dove il colore della pelle era esclusivamente pallido, forse ….
Meglio non saperle certe cose, così pensava chi ci governava e ne traeva vantaggio, così finivamo per pensarla noi credendo a ciò che le fonti “ufficiali” ci raccontavano.
Poi giunse l’epoca di sua “maestà il petrolio” e li trovammo il modo dal continente antico e dal già promettente “nuovo mondo” cresciuto e educato con il cinismo anglosassone e non con i principi filosofici ellenici, di andare a “sistemare” quell’altra parte del mondo, fino a quel momento trascurato perché era fatto di sola sabbia.
Che cosa volevate ci fosse sotto la sabbia? Finimmo di cercare le oasi con le palme e l’acqua sotto e a furia di bucare, trovammo zampillanti fontanelle certamente non potabili ma remunerative al massimo tanto da trasformare sultani e popoli di pastori o nomadi nelle persone più ricche del mondo e sono certo che in quel caso non bastarono collanine con palline colorate, i nomadi conoscono il valore dell’oro e delle pietre preziose, l’arabo trova quasi religioso il contrattare nel fare affari.
Ecco che nei posti più aridi sono cresciute dal nulla isole rubate al mare, grattacieli modernissimi, lusso e ricchezza oltre ogni limite, uno sfarzo che supera spesso qualunque pudore.
Dopo il valore della vita umana abbiamo perso anche il valore del denaro.
Io, adesso che non è più il giornaletto o giornali di regime fare informazione e opinione, oggi che con internet so anche cosa accade nel più sperduto villaggio del mondo attraverso una connessione satellitare, come glielo racconto a Roberto e alla sua famiglia, che dovrà prendersi la valigia per spendere il suo titolo di studi perché è la globalizzazione che ha creato tutto ciò, ma che comunque qui noi nel frattempo “stiamo studiando il problema”.
Come glielo dico a Giuseppe che fa bene a restare e a scommettere qua perché c’è chi ha avuto un’idea geniale e nuova e cioè che in “questa terra si potrebbe vivere di solo turismo” e che per fortuna ci sono i “fondi comunitari”?
Come glielo dico a Francesco che non doveva ascoltare sua madre e non doveva salire a casa a studiare, ma continuare a giocare per strada a pallone affinché un domani un Abdul El Bardash emiro di chi sa cosa lo avrebbe ricompensato facendogli guadagnare in mezz’ora quanto da ingegnere avrebbe guadagnato in un mese, grazie a una bella clausola rescissoria?
Come glielo faccio capire ad Antonella che i turisti sono tornati a visitare le nostre città, non perché siamo stati bravi, (basta guardare la condizione dell’asfalto e la pulizia nelle nostre strade), ma perché il terrorismo ha minacciato le altre mete turistiche più ambite?
Credetemi, chi crea le offerte turistiche neanche sa se come borgomastro c’è Santa Madre Teresa di Calcutta o Pol Pot, sono altre le logiche certamente scevre dalla politica locale.
Basterebbe voltarsi dall’altro lato quando Roberto, Francesco, Giuseppe, Antonella etc.. ci porranno certe domande e fare anche noi un bel “peccato di omissione” da espiare con pochi “Pater Noster”, ma purtroppo non è il mio carattere poiché se “Pippino” di cui abbiamo parlato due settimane fa, aveva i “canuscienze” io purtroppo ho la “memoria”. Buona estate. Un abbraccio Epruno.
(pubblicato su www.ilsicilia.it il 4/8/2017)