Carissimi, provate andare a comprare un vestito, quello che vi fa fare figura e vi fa stare comodi perché lo indossate con soddisfazione.
Penso che ognuno di voi da questo punto di vista abbia le idee chiare, condizionato nel suo giudizio dal proprio gusto, certamente dalle mode (non trattandosi del vestito della tradizione o della cerimonia) e ne sono certo anche della qualità delle stoffe e del lavoro sartoriale di confezionamento.
Ecco, spiegatemi adesso perché se siete in grado di avere le idee chiare su ciò che volete al momento di vestirvi, la stessa cosa non accade nel momento in cui vi dovete comprare il vostro futuro e soprattutto quello delle vostre generazioni che verranno. Perché la stessa ricerca di qualità che fate nel vostro abbigliarvi non la utilizzate nella vostra vita, nel vostro modo di essere, nel vostro modo di giudicare le cose e permettete agli altri di scegliervi l’abbigliamento, spesso standardizzato e tutto uguale, sicuri che il suggerimento datovi è il “meno peggio” di quanto vi potesse accadere.
Il “meno peggio”, siamo entrati nell’era del “meno peggio”, ci basta dire che tutto ciò che di nuovo ci si propina potrebbe essere peggiore per toglierci qualunque stimolo a cercare il meglio o anche cose nuove.
Ci hanno tolto la felicità e poi ci accusano di essere lugubri perché non applaudiamo a tristi spettacoli circensi dove gli stessi clown e le ballerine hanno 80 anni in media e adesso ci tolgono anche la voglia di sperimentare e di sognare cose nuove e perché no, di fare “nuovi errori” sempre che l’errore di per sé effettuato nella ricerca di novità sia un errore imperdonabile.
Cristoforo Colombo cercò una nuova via di navigazione per le Indie e per dimostrare che fuori dalle Colonne d’Ercole non c’erano le fiamme dell’inferno, ebbene sbaglio e scopri le Americhe, perché non poteva immaginare che a metà strada di questo nuovo percorso fatto dal lato opposto per giungere alle Indie c’erano di mezzo le Americhe.
Volete dirmi che questo fu un errore imperdonabile o volete ricordarvi che ciò diede vita all’era moderna? Certo se siete anti americani nessuno vi toglierà dalla mente che quello fu un errore imperdonabile ma se siete persone scevre da faziosità e con un minimo di apertura mentale sarete in grado di giudicare quali vantaggi per il mondo antico diede quella casuale scoperta, non ultimo quello che oggi a distanza di settanta anni, ci ha evitato di marciare in tutto il continente ancora con il “passo dell’oca”, poiché nel nostro caso non ci sarebbe mai stato alcun 25 Aprile, con tutto ciò che ne derivò.
Io non ho paura dei cambiamenti, ho paura dei “fottipopolo” e di quelli che nei bagni di folla mi distraggono richiamandomi l’attenzione sulle loro mani pulite mentre “il compare” da tergo mi possiede innaturalmente.
Io non cerco l’usato sicuro, io cerco di non perdermi un’altra generazione così come si è persa la mia nell’attesa che qualcuno ci dicesse: “è il vostro turno”. Io non ho la pazienza di attendere che le “regine centenarie” muoiano per farsi da parte, perché così facendo i nostri giovani ne avranno di tempo a farsi le valige e ad andare in giro per il mondo da migranti di lusso per affermarsi, mentre da posti ancora più poveri continueranno a giungere gommoni pieni giovani disperati per sostituirli.
Desidero che la gente riprenda coscienza dei suoi diritti camminando per strade piene di buche o salendo su autobus di servizi pubblici inadeguati o attraverso quartieri che non attendano la festa per mostrare il loro aspetto lindo, che i servizi pagati alla fonte attraverso i prelievi fiscali siano realmente resi senza solleciti. Io non voglio vivere in città fantastiche, sarei già emigrato da anni, ma voglio vivere nella città dove sono nato e pretendo che questa sia “normale”, “giusta” e “sicura”.
Io voglio scegliere e non voglio addormentarmi davanti ad un soporifero programma tranquillizzante con in mano un cambia canale rotto ad arte e con un solo tasto che funzioni.
Un abbraccio, Epruno.
(pubblicato il 19/5/2017 sul sito www.ilsicilia.it)