Carissimi, è passato un altro mese e quindi appare opportuno andare all’appuntamento con il barbiere, inutile spendere ancora parole su questa mia cadenzata abitudine specialmente se mi avete seguito in queste settimane trascorse, ma vi ricordo solo che questo per me è un “momento sacro” al quale non intendo rinunciare.
Giunto davanti alla barberia mi accorgo subito del grande manifesto attaccato accanto alla vetrina con, in primo piano, un faccione sorridente di un uomo corpulento, scarabocchiato con un paio di baffi aggiunti con un pennarello e una scritta anch’essa aggiunta a dileggio, recitante “A facci da saluti! Se acchiana quantu n’avi a custari?”
Salvatore agitato più che mai era intento a litigare davanti alla soglia con il Sig. Michele, portiere custode dello stabile accanto, il quale ne voleva come si dice in gergo “cento per davanti” e accusava l’amico barbiere di aver voluto macchiare volutamente il manifesto del Cavaliere Pampinilla candidato e capo condomino da venti anni dello stabile soprastante, per far ricadere su di lui la colpa, mettendolo in difficoltà.
Ovviamente la “vile mano anonima del dissenso” aveva voluto scherzare sulla fisionomia e i vizi del Cavaliere ben conoscendolo, il Pampinilla di fatti basso e alquanto tarchiato era una buona forchetta, un amministratore contabilmente molto chiacchierato e con un carattere alquanto autoritario tanto da essere soprannominato in zona il “piccolo Adolf”.
Entro nel locale e il Rag. Lo Stimolo seduto al suo solito posto aveva il giornale aperto e disquisiva con i soliti clienti abituali : “Ma quando mai? Il voto è segreto. Ma può essere mai che vi siete abituati a usare la nostra costituzione come carta igienica?”
Il signor Mario, aiuto fruttivendolo ambulante, come al solito seduto tra di noi, non in qualità di cliente, ma nell’attesa dell’orario per tornare a casa, ribatteva: “Ragioniere, questo lo dice lei? Ma me lo spiega come mai mio compare Marcello mi ha tolto il saluto dall’ultima elezione, da quando ha scoperto che non gli ho votato il suocero? Come ha fatto a capirlo?”
A mettere la chiosa al discorso ci pensa Salvatore, rientrato in bottega dopo l’alterco con il portiere: ”Ma certo, tu isti a scartari n’esempio? U Zu Giuanni il suocero di Marcello, ma unni avia a ghiri? Già in famigghia su 5 cristiani e iddru pigghiò in totale 4 voti. Già c’è un franco tiratore anche nella stessa tavola di casa.”
Interviene il Sig. Michele rientrato e calmatosi dopo il battibecco iniziale con Salvatore: ”Totò io nnu sacciu cu è stu “Franco Tiratore” ca nun ci vutò, sacciù sulu che comunque schifiu andò a finire io ci votavi certamente”.
Il sagace Rag. Lo Stimolo a questo punto tra le risate generali sentenzia: “Ma bellu candidatu. Pigghiò 4 voti, in famigghia su 5 cristiani e già si scopre che 2 di loro non lo hanno votato, se è vero come è vero che lui dichiara almeno di essersi votato personalmente. Ecco, quando il candidato non ha dove andare se u voto nun ci u vuliti dari, diteglielo, perché e vero che il voto è segreto, ma se nella sezione dove voti tu, lui non prese neanche un voto e tu ci dicisti ca u votasti è ovvio che dru cristiano si sente preso per i fondelli”.
Riprende il Sig. Mario: “ma iddru, perché si appreca con me, quando già la sua base elettorale, facia acqua di tutti i banni?”
A un certo punto mi accorgo che Salvatore teneva sul suo piano di lavoro, un innumerevole collezione di “volantini elettorali” uno diverso dall’altro e alla mia richiesta: “ma che significa tutto ciò?”
La risposta giunge immediata accompagnata da un sorriso beffardo: “Dottore, io fazzu u barbiere no il grande elettore come tutti questi signori “lobbisti” seduti qua. Io devo campare e non posso scontentare a nessuno e quindi a ognuno che viene e mi chiede io gli rispondo, i lassassi cca. Poi per quanto mi riguarda, il voto è segreto.” Un abbraccio, Epruno.